mercoledì 4 luglio 2007

non arrivate tardi a Fiumicino


..perchè quasi sicuramente dovrete aspettare ore per ricevere il vostro bagaglio!
Lunedì sera mi trovavo a Fiumicino, dovevo aspettare il mio bagaglio al rientro da un volo nazionale. Ebbene, la mia valigia è arrivata dopo un'ora dall'atterraggio (il volo era durato 40 minuti) ed io sono stata anche fortunata, in quanto accanto a me c'erano persone provenienti da altri voli nazionali che aspettavano il proprio da oltre due ore.
All'assistenza clienti si respirava un clima da sommossa popolare, la gente giustamente arrabbiata che chiedeva spiegazioni ed iniziava pratiche di smarrimento bagagli. La foto che vedete l'ho scattata nell'ufficio clienti Alitalia appena prima che fosse 'inondato' da un'altra ventina di passeggeri insoddisfatti.
Parlando con alcuni funzionari e con alcuni passeggeri abituali, quello che ho saputo è che Alitalia, la sera, non ha abbastanza personale per coprire completamente lo scarico dei bagagli dai vari aeromobili, tant'è che ad alcuni, dopo l'atterraggio vengono richiusi i portelloni con all'interno i bagagli che rimangono così 'imprigionati' finche una squadra non si libera (alcuni mi hanno anche detto "finchè non tornano dalla cena"), li riapre e li scarica.
Il mio consiglio è dunque questo: se dovete rientrare a Fiumicino con un volo della sera - ed avete bagagli- evitate l'orario 20:00-22:00, in caso contrario: tanti auguri!

11 commenti:

Anonimo ha detto...

E' successa esattamente la stessa cosa anche a me rientrando da Olbia con il volo in arrivo a Roma alle 21:30 alcuni giorni fa. Tutti gli addetti in pausa. Incredibile! Il persone Alitalia imbarazzatissimo si arrampicava sugli specchi fingendo di digitare richieste sul terminale mentre passeggeri inferociti si assembravano nella saletta che hai fotografato. Un addetto mi ha detto chiaramente: è il cambio di turno, non c'è abbastanza personale. Quindi mentre gli addetti mangiano e si fumano la sigaretta, i passeggeri aspettano invano le loro valige ben sigillate dentro portelloni che nessuno va ad aprire. Una vera vergogna.

Anonimo ha detto...

Non è il caso di generalizzare (Martina mi odierà per questo mio atteggiamento da acqua sul fuoco).
In questi giorni la situazione negli aeroporti è tesa e difficile; anche a seguito dei recenti eventi terroristici che stanno rivampando (tipo la Jeep lanciata in fiamme a Glasgow). A questo il 2 e 3 luglio (mi sembra proprio il periodo incriminato) sono successi a Fiumicino degli eventi gestionali imprevisti che hanno dirottato l'attenzione degli operatori a vicende più urgenti. Certo a pagarne finiscono per essere sempre i passeggeri. Però - dicevo - non è il caso di generalizzare. Io al Da Vinci mi sono sempre trovato abbastanza bene (come ho avuto disservizi in altri scali mondiali).
Per inciso: io credo che la responsabilità per lo scarico bagagli dagli aeromobili non sia della compagnia ma della direzione dell'HUB, in questo caso AdR, unica nella gestione di tali operazioni.

Martina ha detto...

Dadi,

il motivo del mio post è stato proprio che non è - a quanto mi hanno detto sia dei passeggeri abituali che i funzionari Alitalia (che hanno ammesso che il problema e la responsabilità dei ritardi non è di Areoporti di Roma ma di Alitalia)- un evento occasionale ma sembra che sia proprio un periodo in cui hanno carenza di personale (i passeggeri mi hanno detto che in genere succede la sera al momento della cena e del cambio del turno).
Io viaggio spesso -all'estero- ma ti devo dire la verità mai aspetto cosi' tanto come a Fiumicino i miei bagagli, in Italia non so.

Martina ha detto...

ps anche io pensavo fosse 'colpa' di AdR, ma la dirigente Alitalia mi ha detto: "no, questo ricade nella responsabilità di Alitalia"

Anonimo ha detto...

merci de passer. J’ai ajouté ton blog parce que je trouve qu’il a une approche originale et qu’il me plait, donc je visite de temps en temps ! je suis bien loin de Rome portant, et mon italien est trop minable pour laisser des commentaires intelligents.

Fabrizio Giulietti ha detto...

Al commento in francese (lingua che rifiuto di capire e mi guardo bene dall'imparare) rispondo con due parole inglesi che hanno matrice e significato ben diversi, ma in italiano si traducono con "responsabile": responsible (http://www.thefreedictionary.com/responsible) e accountable (http://www.thefreedictionary.com/accountable).

In Italia la carenza culturale di RESPOSABILITA' affonda in profonde radici antropologiche, che la lingua chiaramente mette a nudo.

Se non c'è nessun responsabile (un capo) e se non ci sono dei seri meccanismi coercitivi (per mettere a nudo le singole responsabilità), questo Paese, nella migliore delle ipotesi, è destinato all'estinzione, nella peggiore a diventare una giungla in rapida espansione (siamo 60 milioni! L'ISTAT dà ragione alle mie più cupe previsioni), proprio perché è nella giungla che ingiustizia, egoismo e arrogante menefreghismo trovano motivo d'esistere...

Martina ha detto...

Romacogitans, come sei duro come mai..
Pensa che mio nonno diceva sempre: una lingua-una laurea (cioè una lingua vale una laurea) e io credo che abbia ragione. Poi apprendere fa bene al cervello, le lingue sono incluse! :-)

Ad ogni modo ecco la traduzione:

"grazie di essere passata [sul suo Blog N.d.T.]. Ho aggiunto il tuo blog perchè ho trovato che ha un approccio origibnale e che mi piace, pertanto lo visito ogni tanto! Sono molto lontano da Roma e il mio Italiano è troppo cattivo per lasciare dei commenti intelligenti."

Ciao.

Anonimo ha detto...

Se qualcuno mi lasciasse un commento in francese sul blog per me sarebbe solo un pelo più comprensibile di uno in rumeno... però io non mi sognerei mai di lasciare un messaggio in italiano su un blog francese o rumeno o spagnolo, non so se è chiaro...

Se una lingua vale una laurea, posso ritenermi già multi-pluri-laureato, a dispetto del francese, che non m'ha mai interessato... (giuro che la rima è casuale).

L'arabo sarebbe la ciliegina sulla torta, e sarebbe una bella "laurea", però forse oramai fuori dalle mie attuali possibilità.

Martina ha detto...

romacogitans, lui ha scritto in francese perche' sapeva che capisco il francese (sono passata sul suo blog, non c'era la sua mail e cosi' gli ho scritto un saluto nei commenti, in francese, lui ha fatto lo stesso, non accorgendosi che io ho messo un link con la mia email nel blog, ma dato che lui l'Italiano non lo parla, probabilmente, allora ha scritto in francese)
Ma come mai ce l'hai tanto con tutti i francesi? Sono un po' nazionalisti e vabbe'..ognuno ha le sue peculiarita' no?

Ciao,

Buon weekend,

Martina

Anonimo ha detto...

Onestamente non so mica perché stiamo parlando dei francesi... il mio commento era incentrato sulla mancanza di quel senso di responsabilità e di quelle sanzioni che permetterebbero a noi cittadini di poter usufruire degnamente dei servizi, pubblici o privati... Il francese e la Francia sono un'altra storia, che non penso valga la pena di affrontare...

Anonimo ha detto...

Non entro nella scaramuccia tra te e romacogitans (dico solo che siamo ormai - menomale - più integrati che mai ed è giusto che tutte le lingue si fondano... poi perché sarebbe meglio l'inglese, allora?).
In merito alla questione, invece, ribadisco quanto detto: le operazioni (materiali) sono di sola pertinenza del personale del gestore dell'aeroporto. Poi cosa differente è la responsabilità, sempre e comunque del vettore (in questo caso Alitalia) nei confronti dei passeggeri. Infatti per regola se viene perso un bagaglio (ad esempio) l'aerolinea rimborsa il cliente e si rifà sul servizio a terra. Inoltre vigono spesso contratti di coopartecipazione tra le compagnie aeree e l'handling (come nel caso tra Alitalia e AdR), per cui in caso di reclamo è a completa cura (amministrativa) della compagnia, e basta. A fronte di ciò i canoni di servizio subiscono particolari trattamenti di c.d. favore.
Io pure ho viaggiato in mezzo mondo (purtroppo in verità sono circa 5 anni che non sono più tanto assiduo) e paese che vai problema che trovi (cito quelli dove ne ho avuti: Madrid, Heatrow e Stansted in Inghilterra, Dublino, Buenos Aires, Los Angeles, Francoforte, Santiago del Cile... ovviamente è superfluo citare Lima, La Paz e l'Avana). Magari a Roma noi ci facciamo più caso perché è statisticamente più facile che frequentiamo questo hub.