sopra: Liceo Righi occupato
Dopo il Liceo Argan, il Liceo Enzo Rossi, il liceo Albertelli, il Tasso, il Maria Montessori e il Mamiani in questi giorni sono stati “occupati” anche il Liceo Visconti e oggi il Liceo Scientifico Righi (sopra, in foto, dal profilo Instagram).
Questo il Comunicato del Visconti:
A tutte le autorità, i genitori, i professori e il personale ATA.
Questa non è una scelta che prendiamo a cuor leggero: con questo atto ci assumiamo la responsabilità di preservare gli ambienti scolastici e garantire la sicurezza all’interno dell’edificio per tutta la durata dell’occupazione del liceo.
Per compensare l’interruzione della didattica mettiamo a disposizione degli studenti un fitto programma di corsi, ospiti e didattica alternativa, che daranno la possibilità ai partecipanti di integrare il proprio percorso formativo durante i giorni di protesta.
Le condizioni che ci hanno condotti a compiere questo gesto radicale ma incisivo sono comuni a tutte le scuole romane che in queste settimane si sono mobilitate insieme alla nostra. In particolare la nostra protesta si concentra su alcune tematiche che percepiamo come più vicine e che abbiamo voluto riassumere in questo documento.
I problemi che affliggono il nostro edificio, patrimonio dei Beni Culturali e storico palazzo di Roma, sono di natura prettamente strutturale. Nei giorni passati abbiamo manifestato davanti alla Città Metropolitana di Roma per ottenere una via d’accesso al portone principale per i ragazzi affetti da disabilità motorie, richiesta che viene portata avanti dagli studenti e dal consiglio d’Istituto da più di quattro anni. Le risposte fornite sono state vaghe e insufficienti, escludendo la possibilità di una soluzione permanente che elimini questo disagio anche per gli anni futuri in favore di un supporto temporaneo, che ha un rischio notevole di non funzionare e richiederebbe comunque un operatore specializzato e pagato per azionarlo. La questione dell’accessibilità non è limitata all’ingresso: gli studenti in sedia a rotelle, se anche riescono ad accedere, devono fermarsi al piano terra, perché le scalinate sono sprovviste di un montascale o altro supporto motorio. Questo preclude l’accesso alle classi del piano superiore e al laboratorio di scienze, penalizzando notevolmente il percorso didattico degli studenti diversamente abili. Sempre alla Città Metropolitana e al Ministero dei Beni culturali abbiamo richiesto negli anni passati che venissero intrapresi i lavori di ristrutturazione delle aule della piccionaia, che per più di due anni sono stati ostacolati da fantomatici problemi prima legati all’appalto, poi alla sicurezza dei lavori ed infine addirittura ai motorini parcheggiati dove doveva essere montata l’impalcatura. Ad oggi i lavori, che sarebbero dovuti finire entro lo scorso anno, sono a malapena cominciati e non ci è stata data alcuna certezza sul loro termine. La mancanza di queste aule ha costretto la nostra preside a riorganizzare gli spazi didattici avvalendosi anche di palestre, biblioteca e di due aule concesse dalla chiesa di S. Ignazio. Questi locali sono inadatti allo svolgimento delle lezioni, oltre ad essere privati delle loro funzioni originali. Chiediamo che il nostro edificio sia reso accessibile a tutti e che vengano predisposti spazi adeguati al corretto svolgimento della didattica.
Le ragioni della nostra protesta non riguardano solamente l’edilizia: ci uniamo agli altri istituti di Roma e d’Italia nel chiedere l’immediata abolizione dei PCTO (ex alternanza scuola-lavoro), che nell’ultimo anno hanno causato la morte di tre nostri coetanei, Lorenzo Parelli, Giuseppe Lenoci e Giuliano De Seta. Questi percorsi costituiscono la base di un modello scolastico basato sulla competizione e lo sfruttamento, che mira a formare lavoratori efficienti per le imprese piuttosto che cittadini dotati di pensiero critico, portato avanti da tutti i governi a partire dalla riforma della “Buona Scuola” di Renzi. Il governo Meloni si fregia di questo modello, proseguendo e accelerando la trasformazione del sistema scolastico italiano in una vera e propria "scuola-gabbia" in cui solo i più forti e privilegiati riescono a sopravvivere.
Persino il nome del MIUR, il Ministero della pubblica istruzione, è stato cambiato in “Ministero dell’Istruzione e del Merito”, a sottolineare l’importanza della competizione in tutti i campi della scuola pubblica. Questo ministero è stato usato dal nuovo governo addirittura per divulgare propaganda politica, con una circolare indirizzata a tutti gli studenti, i professori e i dirigenti che descrive tutti i difetti del socialismo e incoraggia a intraprendere percorsi di formazione al revisionismo storico.
Dietro l’attacco ai valori della sinistra vi è l’intento di legittimare i metodi fascisti di repressione del dissenso manifestatisi durante le proteste studentesche, come nel caso del 25 ottobre all’Università La Sapienza. Questa tendenza è evidente nel decreto 434-bis, soprannominato “Decreto anti-rave”, che nella sua genericità intenzionale lascia alla discrezione delle forze dell’ordine lo scioglimento di qualsiasi raduno superiore alle cinquanta persone, con pene dai tre ai sei anni per tutti i partecipanti e con la possibilità di ricevere misure preventive come il daspo se solo si è sospettati di aver commesso questa infrazione. La vera finalità di questo provvedimento è impedire le manifestazioni spontanee e la nascita di movimenti di protesta come quello studentesco dell’anno passato, che con più di 50 scuole occupate ha mobilitato studenti da tutte le regioni d'Italia. Esigiamo l’abrogazione immediata del decreto in questione, che rappresenta una violazione inaccettabile dei principi della Costituzione e un violento attacco alla libertà di espressione.
Il governo che vuole a tutti i costi evitare le nostre proteste è lo stesso che continua a tagliare i fondi all’istruzione per fronteggiare l’aumento delle spese militari all’incredibile 2% del Pil, come richiesto dalla Nato. Questa direzione bellicista e guerrafondaia, già intrapresa dal governo Draghi, si è manifestata in questi mesi nei continui invii di armamenti all’esercito ucraino, coperti dal segreto di stato e sempre più ingenti, mentre si continua a soffiare sul fuoco della guerra escludendo ogni soluzione diplomatica. Chiediamo che venga intrapreso un percorso diplomatico per la risoluzione del conflitto e che questi fondi vengano impiegati per potenziare il sistema scolastico e la sanità pubblica, nel rispetto dell’art. 11 della Costituzione.
Infine condanniamo fermamente il tentativo del governo Meloni di ostacolare il diritto all’aborto espresso nella proposta di legge di Gasparri e tramite i finanziamenti pubblici a ProVita&Famiglia, associazione che dalla sua fondazione ha sostenuto posizioni antiscientifiche e integraliste, opponendosi all’aborto e ad ogni forma di contraccezione. E’ evidente che ciò rappresenti un primo passo verso l’arretramento dei diritti delle donne, da parte di un governo reazionario che prende a modello quello ungherese e polacco.
Oltre a questi punti, che riteniamo della massima urgenza, con questo atto vogliamo proporre un modello didattico innovativo, che non si basi sulla selezione darwiniana ma sull'integrazione e sul miglioramento, che sia in grado di formare gli individui come membri di una comunità, senza incoraggiare l'individualismo e la competizione. L'ascensore sociale dell'istruzione pubblica deve riprendere a funzionare. Il nostro è un invito a una nuova idea di scuola, che non si limiti alle lezioni frontali e alle prove di verifica, ma che comprenda dibattiti, corsi e conferenze, sia all'interno che all'esterno dell'edificio. Gli stessi campi scuola, che rappresentano un momento indispensabile di apprendimento sul campo, lontani dai libri, vengono ora considerati come un "contentino", qualche giorno di vacanza per essere stati tranquilli e diligenti durante l'anno. Chiediamo che venga implementata nell'orario scolastico l'educazione sessuale, che la classe politica italiana tratta come un argomento scabroso, impudico, strumentalizzando il credo religioso e concetti come la "famiglia tradizionale". La scuola deve essere laica e pubblica, in grado di fornire a tutti gli studenti conoscenze indispensabili sulla prevenzione di malattie e sulla contraccezione. Speriamo inoltre che la dimostrazione di responsabilità data da questa protesta non venga ignorata dal corpo docenti e dal consiglio d'istituto, al fine di intraprendere insieme un percorso di riqualificazione e riappropriazione degli spazi scolastici, guidato dall'impegno degli studenti.
Date le precedenti condizioni e la volontà dei nostri compagni, noi studenti del liceo classico Ennio Quirino Visconti dichiariamo la nostra scuola occupata.
Collettivo Visconti Unito
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(Il grassetto è aggiunto dal Redattore)
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