martedì 22 novembre 2022

Nelle città italiane si continua a morire ma i Sindaci cosa pensano?



 
A Milano purtroppo il Sindaco Sala non concorda con la zona 30 (vedi sopra il video), forse ignora che la progettazione di strade ed arredi stradali può garantire il rispetto di tale velocità. 

In un quartiere come l’Axa, a Roma sud, i 30 km/h sono realizzati con molti attraversamenti pedonali rialzati. Nel limitrofo Casalpalocco, invece, non essendoci dissuasori, le macchine sfrecciano veloci.

Bisogna cambiare i principi con cui si fanno o si rifanno le strade.


 


lunedì 21 novembre 2022

Liceo Visconti: le ragioni dell'occupazione del 20 Novembre

 
sopra: Liceo Righi occupato

Dopo il Liceo Argan, il Liceo Enzo Rossi, il liceo Albertelli, il Tasso, il Maria Montessori e il  Mamiani in questi giorni sono stati “occupati” anche il Liceo Visconti e oggi il Liceo Scientifico Righi (sopra, in foto, dal profilo Instagram).

Questo il Comunicato del Visconti:

A tutte le autorità, i genitori, i professori e il personale ATA.
Oggi 20 novembre noi studenti del Visconti abbiamo deciso di occupare il nostro istituto.
Questa non è una scelta che prendiamo a cuor leggero: con questo atto ci assumiamo la responsabilità di preservare gli ambienti scolastici e garantire la sicurezza all’interno dell’edificio per tutta la durata dell’occupazione del liceo.
Per compensare l’interruzione della didattica mettiamo a disposizione degli studenti un fitto programma di corsi, ospiti e didattica alternativa, che daranno la possibilità ai partecipanti di integrare il proprio percorso formativo durante i giorni di protesta.
Le condizioni che ci hanno condotti a compiere questo gesto radicale ma incisivo sono comuni a tutte le scuole romane che in queste settimane si sono mobilitate insieme alla nostra. In particolare la nostra protesta si concentra su alcune tematiche che percepiamo come più vicine e che abbiamo voluto riassumere in questo documento.
I problemi che affliggono il nostro edificio, patrimonio dei Beni Culturali e storico palazzo di Roma, sono di natura prettamente strutturale. Nei giorni passati abbiamo manifestato davanti alla Città Metropolitana di Roma per ottenere una via d’accesso al portone principale per i ragazzi affetti da disabilità motorie, richiesta che viene portata avanti dagli studenti e dal consiglio d’Istituto da più di quattro anni. Le risposte fornite sono state vaghe e insufficienti, escludendo la possibilità di una soluzione permanente che elimini questo disagio anche per gli anni futuri in favore di un supporto temporaneo, che ha un rischio notevole di non funzionare e richiederebbe comunque un operatore specializzato e pagato per azionarlo. La questione dell’accessibilità non è limitata all’ingresso: gli studenti in sedia a rotelle, se anche riescono ad accedere, devono fermarsi al piano terra, perché le scalinate sono sprovviste di un montascale o altro supporto motorio. Questo preclude l’accesso alle classi del piano superiore e al laboratorio di scienze, penalizzando notevolmente il percorso didattico degli studenti diversamente abili. Sempre alla Città Metropolitana e al Ministero dei Beni culturali abbiamo richiesto negli anni passati che venissero intrapresi i lavori di ristrutturazione delle aule della piccionaia, che per più di due anni sono stati ostacolati da fantomatici problemi prima legati all’appalto, poi alla sicurezza dei lavori ed infine addirittura ai motorini parcheggiati dove doveva essere montata l’impalcatura. Ad oggi i lavori, che sarebbero dovuti finire entro lo scorso anno, sono a malapena cominciati e non ci è stata data alcuna certezza sul loro termine. La mancanza di queste aule ha costretto la nostra preside a riorganizzare gli spazi didattici avvalendosi anche di palestre, biblioteca e di due aule concesse dalla chiesa di S. Ignazio. Questi locali sono inadatti allo svolgimento delle lezioni, oltre ad essere privati delle loro funzioni originali. Chiediamo che il nostro edificio sia reso accessibile a tutti e che vengano predisposti spazi adeguati al corretto svolgimento della didattica.

Le ragioni della nostra protesta non riguardano solamente l’edilizia: ci uniamo agli altri istituti di Roma e d’Italia nel chiedere l’immediata abolizione dei PCTO (ex alternanza scuola-lavoro), che nell’ultimo anno hanno causato la morte di tre nostri coetanei, Lorenzo Parelli, Giuseppe Lenoci e Giuliano De Seta. Questi percorsi costituiscono la base di un modello scolastico basato sulla competizione e lo sfruttamento, che mira a formare lavoratori efficienti per le imprese piuttosto che cittadini dotati di pensiero critico, portato avanti da tutti i governi a partire dalla riforma della “Buona Scuola” di Renzi. Il governo Meloni si fregia di questo modello, proseguendo e accelerando la trasformazione del sistema scolastico italiano in una vera e propria "scuola-gabbia" in cui solo i più forti e privilegiati riescono a sopravvivere.
Persino il nome del MIUR, il Ministero della pubblica istruzione, è stato cambiato in “Ministero dell’Istruzione e del Merito”, a sottolineare l’importanza della competizione in tutti i campi della scuola pubblica. Questo ministero è stato usato dal nuovo governo addirittura per divulgare propaganda politica, con una circolare indirizzata a tutti gli studenti, i professori e i dirigenti che descrive tutti i difetti del socialismo e incoraggia a intraprendere percorsi di formazione al revisionismo storico. 
Dietro l’attacco ai valori della sinistra vi è l’intento di legittimare i metodi fascisti di repressione del dissenso manifestatisi durante le proteste studentesche, come nel caso del 25 ottobre all’Università La Sapienza. Questa tendenza è evidente nel decreto 434-bis, soprannominato “Decreto anti-rave”, che nella sua genericità intenzionale lascia alla discrezione delle forze dell’ordine lo scioglimento di qualsiasi raduno superiore alle cinquanta persone, con pene dai tre ai sei anni per tutti i partecipanti e con la possibilità di ricevere misure preventive come il daspo se solo si è sospettati di aver commesso questa infrazione. La vera finalità di questo provvedimento è impedire le manifestazioni spontanee e la nascita di movimenti di protesta come quello studentesco dell’anno passato, che con più di 50 scuole occupate ha mobilitato studenti da tutte le regioni d'Italia. Esigiamo l’abrogazione immediata del decreto in questione, che rappresenta una violazione inaccettabile dei principi della Costituzione e un violento attacco alla libertà di espressione.
Il governo che vuole a tutti i costi evitare le nostre proteste è lo stesso che continua a tagliare i fondi all’istruzione per fronteggiare l’aumento delle spese militari all’incredibile 2% del Pil, come richiesto dalla Nato. Questa direzione bellicista e guerrafondaia, già intrapresa dal governo Draghi, si è manifestata in questi mesi nei continui invii di armamenti all’esercito ucraino, coperti dal segreto di stato e sempre più ingenti, mentre si continua a soffiare sul fuoco della guerra escludendo ogni soluzione diplomatica. Chiediamo che venga intrapreso un percorso diplomatico per la risoluzione del conflitto e che questi fondi vengano impiegati per potenziare il sistema scolastico e la sanità pubblica, nel rispetto dell’art. 11 della Costituzione.
Infine condanniamo fermamente il tentativo del governo Meloni di ostacolare il diritto all’aborto espresso nella proposta di legge di Gasparri e tramite i finanziamenti pubblici a ProVita&Famiglia, associazione che dalla sua fondazione ha sostenuto posizioni antiscientifiche e integraliste, opponendosi all’aborto e ad ogni forma di contraccezione. E’ evidente che ciò rappresenti un primo passo verso l’arretramento dei diritti delle donne, da parte di un governo reazionario che prende a modello quello ungherese e polacco.
Oltre a questi punti, che riteniamo della massima urgenza, con questo atto vogliamo proporre un modello didattico innovativo, che non si basi sulla selezione darwiniana ma sull'integrazione e sul miglioramento, che sia in grado di formare gli individui come membri di una comunità, senza incoraggiare l'individualismo e la competizione. L'ascensore sociale dell'istruzione pubblica deve riprendere a funzionare. Il nostro è un invito a una nuova idea di scuola, che non si limiti alle lezioni frontali e alle prove di verifica, ma che comprenda dibattiti, corsi e conferenze, sia all'interno che all'esterno dell'edificio. Gli stessi campi scuola, che rappresentano un momento indispensabile di apprendimento sul campo, lontani dai libri, vengono ora considerati come un "contentino", qualche giorno di vacanza per essere stati tranquilli e diligenti durante l'anno. Chiediamo che venga implementata nell'orario scolastico l'educazione sessuale, che la classe politica italiana tratta come un argomento scabroso, impudico, strumentalizzando il credo religioso e concetti come la "famiglia tradizionale". La scuola deve essere laica e pubblica, in grado di fornire a tutti gli studenti conoscenze indispensabili sulla prevenzione di malattie e sulla contraccezione. Speriamo inoltre che la dimostrazione di responsabilità data da questa protesta non venga ignorata dal corpo docenti e dal consiglio d'istituto, al fine di intraprendere insieme un percorso di riqualificazione e riappropriazione degli spazi scolastici, guidato dall'impegno degli studenti.
Date le precedenti condizioni e la volontà dei nostri compagni, noi studenti del liceo classico Ennio Quirino Visconti dichiariamo la nostra scuola occupata.
Collettivo Visconti Unito
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(Il grassetto è aggiunto dal Redattore)

venerdì 11 novembre 2022

Pubblicità di scaldatori di tabacco sui mezzi Atac (e non solo)

 

sopra: un autobus dell'Atac 
con la pubblicità del dispositivo "Pulze"

Qualche settimana fa ho notato con sorpresa una pubblicità di uno scaldatore di tabacco su un autobus circolante al centro di Roma.
Il prodotto pubblicizzato è un dispositivo in cui, invece del liquido contenente nicotina, come nelle 'sigarette elettroniche' si inseriscono degli stick, ovvero delle simil-sigarette di tabacco, vendute dalla medesima società, che vengono scaldate dal dispositivo stesso e che in questo modo emettono dei vapori che si inalano.

Dal momento che tali vapori, fino a prova contraria (che non ho trovato) sono vapori di tabacco e pertanto immagino contenere tutti i suoi alcaloidi nocivi, ho pensato che anche la pubblicità del dispositivo in questione dovesse rientrare nel divieto che oggi vige in Italia di pubblicizzare sigarette tradizionali o elettroniche.
Ho quindi scritto al Comune di Roma che mi ha risposto però che la pubblicità non viola le norme in vigore perchè il prodotto rappresentato "è un dispositivo, dunque non contiene al suo interno -per stessa definizione - tabacco, e serve al solo supporto di altri prodotti che non sono in alcun modo rappresentati nello spazio pubblicitario a cui si fa riferimento; né direttamente né indirettamente"

Ma se un dispositivo può contenere unicamente delle sigarette, mi chiedo, se si pubblicizza il dispositivo, non se ne pubblicizza, indirettamente, anche il suo contenuto e/o l'atto di utilizzarlo (fumare)? 

Ed infatti, navigando in rete, ho trovato che il Ministero della Salute si è già espresso in merito, rispondendo ad una diffida del Codacons di qualche anno, fa con queste parole: 

"Per quanto concerne i nuovi prodotti del tabacco, ovvero le sigarette a tabacco riscaldato, risulta anche in questo caso evidente che l’attività di promozione commerciale del solo dispositivo, svolta in apposite postazioni site sia nelle stazioni ferroviarie e negli aeroporti sia on-line, ne promuova indirettamente il consumo. " (il grassetto è da me aggiunto).


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Come evidenzia anche un'associazione di consumatori, in un articolo di due anni fa a proposito della Iqos, prodotto simile.

Tra l'altro, a proposito della Iqos, non dovrebbero forse rientrare nella categoria "pubblicità" quei grandi sticker che molti bar applicano all'esterno delle vetrine per indicare che ne sono rivenditori? Mi sembra che la stessa cosa non si possa fare per le sigarette tradizionali, ma i produttori sono gli stessi (e il prodotto rientra nei prodotti da tabacco, anche se elettronico), idem per quei "punti informativi" che si trovano in molti centri commerciali in cui si promuove il medesimo prodotto, con tanto di insegne.

l fenomeno delle sigarette elettroniche sta dilagando tra i giovanissimi e alcune ricerche mostrano (dati Statunitensi) che, per molti giovani, portano in breve tempo al passaggio alla sigaretta tradizionale.


L'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro, riporta tra l’altro un aumento dei fumatori in Italia di 800.000 persone, negli ultimi 3 anni e si stima che il fumo in Italia uccida oggi oltre 90.000 persone l'anno.


sopra: uno sticker Iqos 
sulla vetrina di un bar a Roma


La fondazione Veronesi riporta che tra il 2016 e il 2018, sei milioni di americani adulti non fumatori hanno iniziato a consumare nicotina grazie alle sigarette elettroniche, e oltre 5 milioni di teenagers sono diventati svapatori. 

Oggi, a causa delle sue conseguenze nefaste sulla salute umana, molti paesi assumono un atteggiamento rigido nei confronti del fumo; la Svezia per esempio è molto severa con gli svapatori; il fumo e lo svapo sono consentiti solo nelle aree dedicate ai fumatori e il paese ha l’obiettivo di diventare “smoke free” entro il 2025.
Norvegia, Giappone, Australia, Turchia vietano la vendita di liquidi con nicotina. Lo Svapo è vietato in Antigua, Barbuda, Argentina, Venezuela, Singapore, Vietnam, Cambogia, Uganda, Thailandia (con pene, in quest'ultima, fino alla reclusione).
Il Belgio, per disincentivare la vendita di sigarette, prescrive addirittura ai venditori di nasconderle alla vista degli acquirenti.

E Roma?

AGGIORNAMENTO DEL 9 GENNAIO 2023:
mezzi Atac circolano ancora con le pubblicità degli scaldatori di tabacco Pulze sul retro:

   sopra: foto scattata a Roma centro il 9-1-2023

Presso le pensiline degli Autobus:


sopra: foto scattata il 3-1-2023 presso la fermata Atac Cassia/Grottarossa


lunedì 7 novembre 2022

Petizione al Sindaco: Roma 30: città a 30 all'ora


Per firmare clicca qui

In Italia siamo tra i pochi Paesi europei in cui l'incidentalità urbana continua a crescere: abbiamo il doppio di morti rispetto al numero di abitanti della Germania e il triplo rispetto alla Gran Bretagna. Il Lazio, in particolare, veste la maglia nera in Italia per numero di morti sulle strade.

Cosa vogliamo 

Di fronte all’aumento di morti e feriti sulle strade, in particolare di pedoni, ciclisti e utenti fragili della strada, chiediamo che la città di Roma diventi immediatamente città 30 km/h sull’esempio delle maggiori città europee, prevedendo l’istituzione e il controllo del limite dei 30 km/h come velocità standard per l’area urbana, con la sola eccezione eventuale, degli assi di veloce scorrimento, che rimarrebbero a 50 km/h.

Quello che vogliamo con la “Città 30” è: 

1. Sicurezza stradale per tutti e tutte: riduzione del numero di incidenti; dei morti sulle strade e dei feriti gravi tra tutti gli utenti della strada.

2. Più attenzione agli utenti deboli delle nostre strade, quelli che più corrono rischi, in uno spazio urbano, in cui ai mezzi motorizzati è permesso viaggiare troppo velocemente; non solo i ciclisti ma anche i pedoni e le persone con disabilità (fisiche e mentali), bambini,  anziani, malati e tutti gli abitanti deboli e vulnerabili della città, perchè quando si è alla guida non è sempre facile riconoscere le persone vulnerabili o con disabilità e quindi è facile interpretarne male i loro comportamenti o reazioni se  si trovano a bordo strada o attraversano la strada.  

Città30 significa portare Roma al passo con le grandi città europee e allinearla agli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, inserendola, di fatto, nel decennio 2021-2030 che l’Organizzazione Mondiale della Sanità dedicherà alla Sicurezza Stradale (che prevede la Città30 come un pilastro della lotta alle vittime della strada). 

A Helsinki si è passati dai 30 pedoni morti l'anno degli Anni Novanta ai 7 dopo l'introduzione di varie zone30, fino agli 0 (!) del 2019, quando tutta la città è diventata 30. 

A Grenoble, dopo 3 anni di città30 hanno registrato un -22%, mentre Bruxelles, che è diventata città 30 dal primo gennaio 2021, in un anno ha dimezzato feriti gravi e morti su strada.

A Graz si è registrato un -24% sin dal primo anno e addirittura -90% di bambini vittime di incidenti davanti alle scuole. 

Questi sono risultati veri, concreti, ottenuti rapidamente. 

Non solo i Paesi Bassi - dove la maggioranza delle strade urbane è Zona 30- ma anche città quali Grenoble, Lille, Nantes, Bordeaux, Strasburgo e Tolosa hanno oggi il limite di 30 km all’ora. La Spagna nel 2021 ha cambiato il codice della strada: in tutte le strade il limite oggi è di 30 Km orari, è rimasto 50 km/h solo nelle strade a quattro corsie. E scende addiritttura a 20 allora quando non ci sono marciapiedi. Parigi è tutta zona 30 da Settembre del 2021. In Italia finora solo Olbia e Bologna sono diventate zona 30.

Perché 30 km/h

Perché un pedone investito a 30 km/h sopravvive 9 volte su 10, ma investito a 50 km/h muore 9 volte su 10

▪ Perché non diminuisce la velocità media, che oggi in città è già di 15 km/h: non vogliamo diminuire la velocità media, ma eliminare le accelerazioni che sono quelle che rendono più pericolosi gli incidenti tra due o più mezzi motorizzati e mettono a rischio la vita di pedoni e ciclisti. Con il limite di 30 km/h si abbatte il rischio, senza incidere sui tempi di percorrenza. A 30 km orari il traffico infatti diventa più fluido, si hanno meno accelerazioni e frenate, c'è meno inquinamento e si rende il traffico più scorrevole

▪ Per favorire il commercio di vicinato, perché semplifica e incentiva gli spostamenti all'interno dei quartieri

▪ Per valorizzare gli immobili della città che acquistano valore commerciale se situati in zone più sicure e tranquille 

▪ Per muoversi tutti e muoversi bene: in uno spazio urbano dove la velocità è limitata e le infrastrutture sono adeguate, le persone possono muoversi e vivere la strada, a tutte le età e con ogni abilità

▪ Per inquinare di meno: i picchi di velocità non solo fanno consumare molto più carburante, ma aumentano in proporzione la quantità di inquinanti che tutti respiriamo 

▪ Per incoraggiare le persone a scelte di mobilità meno impattanti: la minore velocità rende più facile e sicuro l’utilizzo di modalità di trasporto più sostenibili, una scelta a favore di tutti, perché se più persone si spostano a piedi, in bici, con gli autobus, chi ha assoluta necessità di usare la macchina (ad es. disabili e loro familiari) può muoversi e parcheggiare con più facilità. 

▪ Per ridurre il rumore, perché nelle città30 è stata rilevata una riduzione del rumore dal -6% al -50%, con grande sollievo per gli abitanti

▪ Per aumentare il benessere, riducendo lo stress, sia per chi guida che per chi si sposta con altri mezzi; 

▪ Per risparmiare, perché il costo sociale degli incidenti stradali nel Lazio è stimato in più di 1.750 milioni di euro (298,2 euro pro capite).

Nel Lazio il 73,8% degli incidenti stradali è concentrato nei Poli urbani 

Nel 2019 il maggior numero di incidenti (14.581, il 77,1% del totale) si è verificato sulle strade urbane (con il 51,6% dei sinistri che avviene lungo un rettilineo, il 20,6% in corrispondenza degli incroci, il 17% nei pressi di una intersezione (17,0%) e il 7,9% in curva).

Cosa chiediamo 

Per realizzare concretamente la “Città30”, chiediamo al Comune di Roma di costruire, approvare e attuare entro questa consiliatura, un piano complessivo “ROMA 30”, che preveda: 

●  L’istituzione generalizzata del limite dei 30 km/h in tutte le strade di quartiere, interzonali e locali della città;

●  L’installazione ricorrente della relativa segnaletica, sia verticale (cartelli) che orizzontale (bolloni a terra), per una riconoscibilità diffusa del provvedimento;

●  Un programma di interventi infrastrutturali diffusi in tutta la città di moderazione del traffico per l’effettivo rispetto del limite di velocità (rallentatori, dossi, cuscini berlinesi, platee rialzate, restringimenti, attraversamenti pedonali e ciclabili rialzati o dotati di isole salvagente, penisole e golfi laterali agli incroci, chicanes, revisione della sosta, etc.), per una reale sicurezza e condivisione dello spazio stradale;

●  Interventi di riqualificazione, verde diffuso e arredi urbani, all’interno delle isole ambientali e delle zone/strade residenziali, per creare un ambiente più accogliente, condiviso e orientato alla fruizione lenta;

●  Un piano straordinario di attività di prevenzione e controllo delle violazioni dei limiti di velocità in ambito urbano di 30 e 50 km/h, della distrazione alla guida e delle mancate precedenze, da parte della Polizia locale, anche attraverso dispositivi elettronici fissi e mobili anche di tipo pedagogico allo scopo di informare e formare la popolazione;

●  Una grande campagna di promozione e comunicazione rivolta a tutta la cittadinanza, mediante strumenti digitali e tradizionali (sito web dedicato, social media, striscioni e manifesti stradali, street print, etc.);

●  La messa a sistema di tutti i piani e progetti relativi alla pedonalità e alla ciclabilità che favoriscono la moderazione della velocità dei veicoli a motore e la condivisione della strada tra tutti gli utenti.

                                                                 Per firmare clicca qui




domenica 6 novembre 2022

Oltre il concetto di pista ciclabile, la città a 30 all'ora



Roma non avrà mai le piste ciclabili di Amsterdam. Primo perchè il governo cittadino 5S -l'unico in tanti anni che si è battuto per le piste ciclabili e ne ha realizzate in vari municipi- non c'è più (e comunque non sarebbero bastati 5 anni per raggiungere questo obiettivo), secondo perchè mancano fondi e spesso anche gli spazi (oltre alla volontà politica) per realizzare tali piste.

Allora quale può essere la soluzione per una pacifica convivenza urbana tra automobili e ciclisti?
La città a 30 all'ora.
Con la città in cui ci sia il limite di velocità (vero, grazie a tutti i tipi di dissuasori, sanzionatori e meccanici) di 30 km/h, sarà finalmente possibile la convivenza tra ciclisti e automobili sulle strade, senza bisogno di piste ciclabili protette.
I 30 km/h è la velocità a cui stanno passando gradualmente tutte le città Europee, in accordo con OMS e Nazioni Unite che vedono il futuro delle città a 30 all'ora, in Italia abbiamo finora solo Bologna e Olbia ma speriamo che questo limite arrivi presto anche in tutta Roma.

Questo limite sarà anche rispettoso di tutte le persone con disabilità (motoria, visiva, mentale..) dei bambini, degli anziani, dei malati e di tutti abitanti deboli e vulnerabili della città perchè quando si è alla guida non è facile riconoscere questo tipo di utenti delle strade e quindi è facile interpretarne male i comportamenti a bordo strada, nell'attraversare la strada, i tempi di reazione, ecc e rischiare di investirli.

Le città non sono proprietà delle automobili ma anche di pedoni e ciclisti, che devono avere uguali diritti (se non di più, in quanto categorie deboli) degli automobilisti.



Dove si va oggi a 30 km/h (o 20 miglia orarie) in Europa

FIRMA LA PETIZIONE PER ROMA ZONA 30

Le Città a 30 all'ora:


Hanno traffico più scorrevole. Perché la velocità media in città è già di 15 km/h: si eliminano le accelerazioni che sono quelle che rendono più pericolosi gli incidenti e mettono a rischio la vita di pedoni e ciclisti. Con il limite di 30 km/h si abbatte il rischio, senza incidere sui tempi di percorrenza. A 30 km orari il traffico infatti diventa più fluido, si hanno meno accellerazioni e frenate.


Hanno meno morti sulle strade. Perchè un pedone investito a 30 km/h sopravvive 9 volte su 10, ma investito a 50 km/h muore 9 volte su 10


Favoriscono il commercio di vicinato perché sono più facili gli spostamenti all'interno dei quartieri


Valorizzano i loro immobili che acquistano valore commerciale se situati in zone più sicure e tranquille 


Hanno cittadini che si muovono di più e bene: in uno spazio urbano dove la velocità è limitata e le infrastrutture sono adeguate, le persone possono muoversi e vivere la strada, a tutte le età e con ogni abilità


Hanno meno inquinamento: i picchi di velocità non solo fanno consumare molto più carburante, ma aumentano in proporzione la quantità di inquinanti che tutti respiriamo 

Incoraggiano le persone a scelte di mobilità meno impattanti: la minore velocità rende più facile e sicuro l’utilizzo di modalità di trasporto più sostenibili, una scelta a favore di tutti, perché se più persone si spostano a piedi, in bici, con gli autobus, chi ha assoluta necessità di usare la macchina (ad es. disabili e loro familiari) può muoversi e parcheggiare con più facilità. 

Riducono il rumore, perché nelle città30 è stata rilevata una riduzione del rumore dal -6% al -50%, con grande sollievo per gli abitanti


Aumentano il benessere, riducendo lo stress, sia per chi guida che per chi si sposta con altri mezzi; 





slide tradotta dal sito https://www.20splenty.org